Scooter elettrici. Il segreto del successo di Askoll

Scooter elettrici. Il segreto del successo di Askoll
Marco Berti Quattrini
Il marchio italiano sta crescendo di pari passo con l’aumentare degli scooter sharing, ma nel futuro anche eBike (sempre sharing) e anche un high performance. Abbiamo fatto una bella chiacchierata con l'AD Gian Franco Nanni
15 luglio 2019

Si può dire che metà degli scooter elettrici che circolano in Europa siano vostri?

“Purtroppo no! Però possiamo dire che più o meno un terzo degli scooter elettrici sono nostri”.

 

Questi sono i numeri  - importanti - di Askoll, azienda vicentina che è nata nel 1978 producendo pompe per acquari, e che ora ha 11 società operative con 6 stabilimenti in Italia e 5 all’estero (Brasile, Cina, Messico, Romania e Slovacchia). Negli anni si è reinventata, ma sempre rimanendo fedele alla filosofia di fare prodotti di qualità e proporzionati alle reali esigenze di chi li userà. Tra il 2017 e il 2018 il grande salto, con il fatturato quadruplicato (da 3,6 milioni di euro a 14). 

Oggi i loro scooter elettrici (consulta il listino) sono i mezzi preferiti dagli operatori di sharing. Gli Askoll sembrano essere semplicemente perfetti per questo business.


Cosa rende i vostri scooter così perfetti per lo sharing?

"Innanzitutto la base è ottima - spiega Gian Franco Nanni  -. E' un mezzo leggero, a ruota alta ed è piacevole da guidare. Perché lo sharing deve anche portare un po' di piacevolezza nell'utilizzo. Altro vantaggio è di avere una manifattura italiana e quindi essere a poca distanza geografica dai programmi che vogliono installarsi in Europa. C'è poi anche la capacità ingegneristica e produttiva di fare una personalizzazione dei mezzi in base alle richieste del cliente. Un altro elemento certamente vincente è quello di aver concepito fin da subito il veicolo con le batterie estraibili. Questo rende possibile il free floating, come gli operatori vogliono fare". 

 

Lo sharing, per motivi legati alle limitazioni delle patenti, è generalmente limitato ai 45 km/h, ma all'orizzonte avete già un un fratello maggiore.

"Sì già abbiamo fatto intravedere ad Eicma un mezzo destinato però all'utilizzatore finale, non allo sharing. La crescita di prestazione è importante, non perché in città serva più potenza, ma perché i pendolari transitano in strade che hanno velocità medie un po' più alte, e serve quindi un veicolo che dia quella sicurezza in più per poter sorpassare e toglierti dall'impiccio. Non lo vedremo per quest'anno, ma probabilmente nel 2020, e sarà un mezzo completamente nuovo. L'unica cosa che rimane come corredo comune con gli scooter in gamma adesso sono le batterie. Il motore è completamente diverso, molto più performante, con un picco da 8 kw. E’ un veicolo che nasce già di categoria superiore".

 

 

Ad Eicma avete presentato anche una bicicletta elettrica pensata per lo sharing, l'Askoll eB_sharing. Una eBike che come chiave userà la batteria di cui ogni utente sarà dotato. La vedremo presto in strada?

"Sì, la vedremo presto. Il progetto sta piacendo e siamo in via di finalizzazione. Noi immaginiamo un servizio di free floating ordinato. Non ci sarà bisogno delle rastrelliere per la ricarica, ma speriamo che vengano comunque usate dagli operatori. Pensiamo che contribuiscano al decoro urbano e anche al maggior rispetto delle biciclette da parte degli utilizzatori. Inizialmente le vedremo in un paio di città, con flotte ridotte a qualche centinaio di mezzi".

Avete mai pensato a di entrare nel mondo dello sharing come fornitore di servizi, oltre che di mezzi?

"No, Askoll si propone come un provider di soluzioni tecnologiche, non ha l'intenzione di sbarcare nel mercato come attore. Riteniamo che già fare un prodotto destinato allo sharing comporti un bel po' di difficoltà da superare, e di investimenti. Lasciamo fare il lavoro del gestore di programmi di sharing a chi ha costruito un expertise in questo campo, o a chi ha progetti innovativi". 

A proposito di progetti: quali sono quelli nel futuro di Askoll?

"Abbiamo ancora un grande lavoro di consolidamento su quanto fatto sia nello sharing, sia per aumentare la penetrazione nel segmento dei privati come acquirenti finali. Anche il business (tutto il mondo del delivery e dei corrieri, NDA) rimarrà un’area strategica per noi. Tra i nostri clienti, oltre ad aziende medie e piccole, abbiamo colossi come Domino's pizza o istituzioni come le Poste austriache.

Un altro obiettivo sarà quello di entrare con la componentistica in molteplici applicazioni di mobilità. Gli ambiti possono essere i più vari: dai kart ai rasa erba. In tutti quei mezzi in cui noi possiamo inserire la componentistica che abbiamo già sviluppato per i nostri scooter o per le eBike. Questa nostra flessibilità è un ritorno alle origini dell'azienda che proprio sulla componentistica è nata, sono i 40 anni di storia del gruppo, quindi non facciamo altro che applicare le esperienze più recenti a settori diversi, ma che però nelle dinamiche conosciamo bene. C'è un enorme ambito di crescita. L'elettrificazione è un macro trend".

L'elettrico è un “macro trend”, ma ancora non decolla. Perché?

"Dalle ricerche che abbiamo fatto è emerso che il problema è principalmente culturale. Per esempio, alla domanda: 'Quando compreresti uno scooter elettrico?' la risposta più frequente è stata: 'Tra 5-10 anni'. Ci sono stereotipi sul consumo e calcoli assolutamente sbagliati. C'è poca propensione a ragionare analiticamente, ma piuttosto a proiettare un vago sentito dire. La mancanza di cultura è il freno maggiore. Lo sharing è assolutamente utile per sfatare stereotipi negativi. E' chiaro però che usare lo sharing è già un approccio da innovatore.

A non fare cultura dell’elettrico contribuisce anche il fatto che tutte le Case più grandi abbiano iniziato con estrema timidezza e non si siano ancora lanciate sul mercato, anche e soprattutto come comunicazione. Quindi aziende delle dimensioni di Askoll o più piccole fanno fatica a diffondere in maniera forte e capillare la cultura dell'elettrico.

Anche il tema dei costi penalizza. Perché l'elettrico ha ancora un premium price rispetto all'equivalente termico".